Declino cognitivo: come prevenirlo con i rimedi naturali

Declino cognitivo: come prevenirlo con i rimedi naturali

Il nostro cervello è un organo. E in quanto tale può subire incidenti di percorso che possono rallentarlo o danneggiarlo. Colpa dell'età che avanza o dell'insorgenza di patologie specifiche. Il declino cognitivo, però, si può prevenire o si possono alleviare i sintomi. Come? Esiste un ampio ventaglio di rimedi naturali in grado di supportare il benessere e le funzionalità della nostra mente. Supplementi integrativi che, se coadiuvati anche da un corretto stile di vita, esplicano al massimo i propri benefici. Scopriamo insieme quali sono e come possono aiutare le nostre capacità mnemoniche e cognitive.

Declino cognitivo: cos'è e quando si manifesta

Con declino cognitivo o disturbo neurocognitivo in genere si fa riferimento al deterioramento delle capacità intellettive dell’individuo. Noto anche come demenza, interessa tanto la sfera dell’apprendimento quanto quella del comportamento, con alterazioni che possono compromettere il normale svolgimento delle mansioni quotidiane, la comunicazione e le relazioni interpersonali.

Abbiamo già parlato in un precedente articolo dei problemi di memoria e concentrazione, prodotti da danni cerebrali acuti e improvvisi, come l’ictus, oppure progressivi, in grado di manifestarsi quando le aree del cervello ancora “sane” non riescono più a compensare le funzioni rovinate dalle lesioni. È la prima fase della degenerazione, ancora lieve e alquanto gestibile, ma destinata col tempo a sfociare in perdite neurologiche più serie. L’invecchiamento, di certo, gioca un ruolo di prim’ordine. Ma stati di demenza possono riguardare anche soggetti sani nel fiore degli anni.

Le cause

Il declino cognitivo può essere provocato dal fisiologico impoverimento cerebrale. Ma non solo. Tra i fattori determinanti troviamo anche diversi processi patologici che intaccano il corretto funzionamento del nostro organismo, traumi accidentali o l’uso di sostanze e farmaci che a lungo andare risultano nocivi per il sistema nervoso centrale. Le cause maggiormente diffuse sono

  • l’inefficienza del metabolismo neuronale, soprattutto per ciò che concerne l’impiego di glucosio;

  • la riduzione del volume di alcune aree, come corteccia cerebrale e ippocampo, fondamentali per memoria, apprendimento e progettualità;

  • alterazioni della circolazione sanguigna dovute a micro-ictus o aterosclerosi;

  • l’incidenza di proteine “tossiche”, come la beta-amiloide, i corpi di Lewy e la Tau, sulle cellule nervose;

  • l’ereditarietà;

  • la sedentarietà;

  • diabete, ipertensione, livelli alti di colesterolo “cattivo”;

  • disturbi dell’umore, depressione;

  • l’abuso di fumo, alcol, droghe, farmaci ipnotici e neurolettici;

  • forti e ripetuti colpi alla testa;

  • scarsi o assenti stimoli intellettivi e sociali.

La rapidità e l’intensità con cui si sviluppa il declino cognitivo varia da persona a persona, sulla base anche delle caratteristiche genetiche di ciascun individuo.

Tipologie di declino cognitivo e sintomatologia


Esistono diversi modi di definire il declino cognitivo. Ogni tipologia, peraltro, si distingue per i sintomi che possono insorgere in maniera più o meno grave. Il primo stadio è il più lieve: col progredire dell’età si tende a dimenticarsi di impegni e concetti, avvertendo un profondo stato di stanchezza mentale. Si tratta di deficit mnemonici che, nonostante non siano particolarmente preoccupanti, meritano attenzione. Il disturbo neurocognitivo lieve comporta difficoltà di memorizzazione, concentrazione (durante la visione di un film o la lettura di un libro, ad esempio) e pianificazione di attività. Induce, inoltre, a momenti di spaesamento, ansia, irritabilità, insonnia o sonno eccessivo, e a reazioni impulsive, scarsamente controllabili.

La forma più frequente di declino cognitivo, però, è quella dovuta alla malattia di Alzheimer, che colpisce i soggetti con più di 60 anni. Riguarda allo stesso modo sia uomini che donne, e in larga percentuale è connessa a predisposizioni genetiche. La “responsabile”, nello specifico, è l’apolipoproteina e4 che incide in persone con sintomi comportamentali e cognitivi. Pare che la causa scatenante, inoltre, sia da ricercare nell’accumulo di Tau e beta-amiloide nei neuroni del cervello, con conseguente morte delle cellule nervose in ippocampo e amigdala, interferendo così con la capacità di apprendere e conservare informazioni. Il declino cognitivo da Alzheimer si presenta con problemi nel ricordare fatti recenti, perdita d’orientamento nel tempo e nello spazio, disturbi di pensiero, linguaggio, movimento e coordinazione.

Anche il Parkinson può provocare declini cognitivi degni di nota. In particolare, coinvolge le cellule cerebrali che producono dopamina. Diagnosticarlo sin da subito è complesso, poiché ostenta manifestazioni simili alle forme più lievi di disturbi dell’intelletto, tipici proprio dell’invecchiamento. In ogni caso, è da tenere sotto controllo là dove dia sfogo ad apatia, allucinazioni, deliri, cambiamenti di personalità ed eccessiva sonnolenza di giorno.

La circolazione sanguigna cerebrale alterata, invece, è associata a disturbi neurocognitivi vascolari. Lo scarso apporto di nutrienti, come il glucosio, e di ossigeno genera danni neuronali significativi, aggravati da pressione alta, diabete, fumo, problemi cardiaci (fibrillazione atriale, infarto miocardico). La sintomatologia dipende dalla zona del cervello colpita. Si può andare incontro a mancanza d’attenzione, confusione mentale, deficit di memoria e d’equilibrio, agitazione, depressione, bisogno di urinare frequentemente e mancato trattenimento dello stimolo, vagabondaggio durante la notte.

Infine, merita di essere menzionata la demenza con corpi di Lewy, che ha peculiarità in comune con gli altri disturbi cognitivi sopracitati. Dal punto di vista clinico, prevede un declino “fluttuante” che coinvolge coscienza, attenzione e vigilanza; cadute ricorrenti; sincope accompagnata da depressione; perdita di consapevolezza; deliri sistemici; disfunzioni del sistema autonomo caratterizzate da squilibri ortostatici e incontinenza urinaria.

Rimedi naturali per prevenire e contrastare il declino cognitivo


È possibile anticipare o placare i sintomi e gli sviluppi del declino cognitivo. A tal proposito, tornano utili rimedi naturali e integratori in grado di intervenire sul sistema cerebrale. Tra gli alleati più efficaci, ricordiamo

  • l’Alcar, supporto integrativo a base di Acetil Carnitina, molecola antiossidante e altamente tollerabile, di sostegno alla sintesi di neurotrasmettitori, come l’Acetilcolina, spesso compromessi da malattie neuro-degenerative. Considerata un ottimo trasportatore mitocondriale di acidi grassi, l’Acetil Carnitina favorisce il processo di Beta-Ossidazione. Regola il turn-over delle cellule nervose, proteggendole dai radicali liberi. E scongiura la formazione di prodotti avanzati di glicosilazione che portano all’invecchiamento precoce. Ecco perché è consigliata per i pazienti affetti da Alzheimer. Rallenta, infatti, la progressione della patologia, e agisce positivamente su memoria verbale, intelligenza logica e attenzione selettiva;

  • gli Omega 3, contenuti nell’olio di pesce. Questa tipologia di acidi grassi polinsaturi è importantissima per il nostro organismo poiché garantisce l’integrità delle membrane fosfolipidiche che favoriscono la comunicazione cellulare. In genere, gli Omega 3 sono conosciuti per i loro benefici antinfiammatori e antitrombotici. Riducono la quantità di trigliceridi nel sangue dopo i pasti. Incentivano il colesterolo “buono”. Abbassano il rischio di malattie cardiovascolari in quanto vasodilatatori e fluidificanti del sangue. Ma fanno bene anche al cervello. Questo perché aiutano a prevenire eventuali disturbi cognitivi, legati alla terza età. E intervengono su umore e concentrazione;

  • la Fosfatidilserina, fosfolipide che ricopre le membrane biologiche. È capace di promuovere la secrezione di neurotrasmettitori, e difendere i neuroni dai risvolti caratteristici di malattie come l’Alzheimer. Una ricerca, infatti, ha dimostrato che l’uso giornaliero di 200 mg di Fosfatidilserina su un campione di 140 soggetti, per tre mesi, ha migliorato statisticamente le capacità mentali;

  • il Ginkgo Biloba, pianta con peculiarità fitoterapiche. Ricca di flavonoidi, è un efficiente antiossidante. Contrasta, infatti, lo stress ossidativo causato da inquinamento e abitudini scorrette, rallentando così i processi di invecchiamento. Il Ginkgo Biloba diminuisce la permeabilità dei capillari e il tono delle pareti vasali. È ideale, dunque, in caso di ritenzione idrica, cellulite, vene varicose. E demenza senile dal momento che, incrementando la circolazione sanguigna a livello cerebrale, facilita l’eliminazione delle scorie e l’apporto di nutrienti;

  • la Sam-E o S-Adenosil Metionina, generata a partire dall’ATP e dall’aminoacido metionina. È coinvolta in diverse reazioni biochimiche che riguardano articolazioni, fegato e cervello. Partecipa, infatti, alla sintesi di neurotrasmettitori e ormoni critici. La Sam-E, inoltre, è fautrice dell’umore sano e ottimizza la qualità del sonno. In commercio, si trova sottoforma di compresse da assumere preferibilmente tra i pasti;

  • l’Acido Alfa Lipoico, presente naturalmente nei mitocondri, e con funzioni enzimatiche. Stando a diversi studi scientifici, pare che l’ALA contribuisca ad alleviare i sintomi tipici di malattie neuro-psichiatriche, come perdite di memoria e attenzione, allucinazioni e alterazioni comportamentali. Tra le altre caratteristiche dell’Acido Alfa Lipoico, spicca anche la capacità di neutralizzare le specie reattive dell’ossigeno, e incoraggiare il metabolismo dl glucosio e la produzione di energia;

  • il Tè Verde, fonte di polifenoli. Le catechine, nello specifico, sostengono le funzionalità cardiache, abbassando colesterolo LDL e trigliceridi in eccesso. Ostacolano, pertanto, l’insorgenza di aterosclerosi, patologie coronariche e tumori. Il Tè Verde, inoltre, è un toccasana per le cellule cerebrali perché le tutela dai danni provocati da malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer;

  • le Vitamine del gruppo B. In particolare, B6, B12 e folati sono di supporto ai processi corticali che interessano il metabolismo. Tra tutti, la metilazione dell’omocisteina, convertita in metionina, fondamentale per la sintesi del DNA e la riparazione del sistema nervoso centrale. Il complesso vitaminico B, quindi, previene infiammazione corticale e stress ossidativo che in genere innescano deficit della prestazione cognitiva. Mantiene in salute le funzioni cerebrali, ritardando il tasso di atrofia in individui che presentano già disturbi intellettivi e mnemonici;

  • la Curcumina liposomale, principio attivo della Curcuma. Combatte l’infiammazione a livello molecolare. Ha effetti antiossidanti contro l’invecchiamento precoce. Protegge vasi sanguigni e cuore dal colesterolo alto. E torna utile al cervello in caso di Alzheimer o depressione, anche se le sue proprietà in questo ambito sono ancora in fase di verifica.

Conclusioni

Il declino cognitivo è legato al progredire dell’invecchiamento o alla comparsa di patologie che intaccano la sfera cerebrale. Svariati rimedi naturali entrano in gioco se si intende prevenire o trattare le diverse tipologie di disturbo neurocognitivo. Occorre, in ogni caso, consultare medici ed esperti prima di gettarsi a capofitto su formulazioni e terapie, al fine di capire se si tratta di un deficit lieve o dell’inizio di un’alterazione più grave.

Negli ultimi tempi, però, sta prendendo sempre più piede l’idea che si possa evitare o ridurre il declino cognitivo curando anche l’alimentazione, praticando attività fisica, e “allenando” la mente attraverso pratiche come leggere un libro, fare cruciverba o giochi di logica, imparare uno strumento musicale o una lingua straniera. Così facendo, si stimola il cervello, rendendolo più “forte” di fronte a eventuali processi neuropatologici.